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Salome

Teatro di San Carlo - Napoli

Salome

Richard Strauss


Premier: 15. November 2014

Performed in German, subtitles in Italian

Director: Manfred Schweigkofler


Salome, is an opera in one act by Richard Strauss to a German libretto by the composer, based on Hedwig Lachmann's German translation of the French play Salomé by Oscar Wilde. Strauss dedicated the opera to his friend Sir Edgar Speyer.

The opera is famous (at the time of its premiere, infamous) for its "Dance of the Seven Veils". The final scene is frequently heard as a concert-piece for dramatic sopranos..


Dirigent: Gabriele Ferro

Director: Manfred Schweigkofler

Sets: Nicola Rubertelli

Costumes: Kathrin Dorigo

Lighting design: Claudio Schmid


CastErode Kim Begley Salome Annemarie Kremer Erodiade Natascha Petrinsky Jokanaan Markus Marquardt Narraboth Kim Wookyung Page Jurgita Adamonytė 1. Nazareno Roberto Holzer 2. Nazareno Nicolò Ceriani Giudei Karl-Michael Ebner / Enzo Peroni / Cristiano Olivieri / Rouwen Huther / Karl Hulm Soldati Christian Hübner, Francesco Musinu Ein Kappadozier Javid Samadov


Wie schön ist die Prinzessin Salome, heute Nacht! Com'è bella la principessina Salomè, questa notte! Fu quando l'occhio di Strauss si fissò su questo esordio del dramma di Oscar Wilde, nella traduzione di Anton Lachmann, che la sua ispirazione musicale si mise in moto. Il sadismo e le perversioni che attraversano il dramma dello scrittore irlandese avevano impressionato sì il compositore, reduce da due opere teatrali ancora acerbe. Ma solo l'emergere della dimensione amorosa, erotica, fu l'esca che accese la sua fantasia musicale. Già Wilde aveva modificato in questo senso il racconto evangelico, a cui il dramma s'ispira. Secondo Matteo (14, 1-11) il governatore di Galilea Erode Antipa tiene prigioniero Giovanni Battista (Jochanaan nel libretto). A indurlo è stata Erodiade, la moglie di suo fratello, che si sente calunniare dal profeta: "perché Giovanni aveva detto ad Erode: non è giusto che tu la tenga con te", come concubina. "Un giorno ci fu la festa del suo compleanno, e la giovane figlia di Erodiade si mise a danzare davanti agli invitati. La danza piacque talmente a Erode che egli le fece una promessa e un giuramento: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». Istigata dalla madre la ragazza disse: «Fammi portare qui, su un piatto, la testa di Giovanni»". Un regalo alla mamma. E così avvenne. Matteo non dice il nome della ragazza, che solo nei racconti successivi verrà chiamata Salomè.

Wilde introduce una variante che stravolge il senso dell'intera vicenda. Non è più semplicemente per accontentare la madre che Salomè pretende la testa di Jochanaan. È la passione improvvisa e morbosa che la ragazza sente di provare per il profeta. Lo fa uscire dalla prigione, gettando nella disperazione un amante ignorato, il capitano delle guardie Narraboth. Vorrebbe accarezzare il corpo del Battista, poi i suoi capelli, infine baciare la sua bocca. Ogni volta Giovanni risponde con un rifiuto scandalizzato ed esecrante. È per questo rifiuto, per questa offesa recata a se stessa, che Salomè medita la morte del profeta. Approfitta della fregola con cui Erode l'invita a ballare, e della promessa che ne otterrà in cambio qualunque cosa desideri, per arrivare, finita la danza, ad ottenere dopo infinite, convulse, rabbiose resistenze del tetrarca, la testa di Jochanaan. Finalmente potrà baciare la sua bocca. Terrorizzato, Erode ordina l'uccisione di Salomè.

Il Libretto che Strauss si trova tra le mani non è altro che il testo originale di Wilde, con una serie di tagli. Al centro del dramma resta la figura nevroticamente passionale di Salomè. Anche nelle parti in cui non è in scena, come nell'esordio, in cui il giovane capitano delle guardie Narraboth parla turbato della sua bellezza con un paggio. Lo stesso capitano arriva a suicidarsi nel momento culminante in cui Salomè, dopo l'ultimo rifiuto di Jochanaan, giura che arriverà a baciargli la bocca.

Il dramma di Wilde fu rappresentato a Parigi nel 1896. Wilde poteva rifarsi a precedenti letterari, come il romanzo A rebours di Huysmans, o a precedenti pittorici, come la celebre Danza di Salomè dipinta da Gustave Moreau nel 1890, che tanto l'impressionò. L'anno dopo la prima dell'opera di Strauss apparve un libretto impreziosito dai disegni di Aubrey Beardsley.

Inutile dire che negli anni declinanti della belle époque un dramma come quello di Wilde, e un'opera come quella di Strauss, rappresentata la prima volta nel 1905, incontrarono le riserve e le pesanti censure delle autorità, non solo religiose. Il Kaiser germanico Guglielmo II disse un giorno al suo intendente: "Mi spiace che Strauss abbia composto questa Salomè. Apprezzo la persona, ma questo gli recherà un mucchio di danni". Nel rammentare l'episodio, lo stesso autore aggiungerà: "I danni mi hanno permesso di costruirmi una villa a Garmisch!" Uno dei casi limite di reazione scandalizzata è rappresentato dalla prima al Metropolitan: nell'ultima scena la povera Salomè era costretta a baciare un piatto ... vuoto. Cosa che non bastò al pubblico: l'opera fu subito ritirata dal cartellone.

Quello che succedeva in Europa era che subentravano, alle affettazioni e ai perbenismi delle cultura romantica, un realismo e un verismo ipersensibili che non esitavano da una parte a mettere sotto accusa le ipocrisie della società borghese (era questa la linea seguita in primis da Mahler, e continuata dall'espressionismo); dall'altra a scandagliare le profondità fin allora trascurate della realtà, soprattutto il vissuto personale, psicologico. Fino all'inconscio. Non a caso Salomè , insieme al Pelléas di Debussy/Maeterlinck, è una delle prime opere su libretto scritto in prosa: anche questo un modo di esprimere la vicinanza al vissuto immediato del personaggio. Su questa linea si muoveranno lo Schönberg di Erwartung o il Berg di Wozzeck.

Strauss non sarà mai atonale, come i suoi contemporanei/successori. Ma in Salomè arriva a situazioni bitonali e occasionalmente politonali. "Il desiderio di caratterizzare le dramatis personae il più chiaramente possibile mi ha condotto alla bitonalità – scrive l'autore – perché la pura caratterizzazione ritmica che Mozart usa così genialmente non mi sembrava sufficiente per esprimere l'antitesi tra Erode e il Nazareno".

In questa attenzione alla realtà anche fisica Strauss si spinge a seguire nei dettagli, con una sorta di lente d'ingrandimento, i più sottili moti d'animo dei personaggi, e persino le più piccole azioni e situazioni ambientali. Pensiamo solo ai suoni naturalistici, i sussurri delle brezze notturne, evocati contemplando "Wie suess ist hier die Luft", com'è dolce qui l'aria. Persino l'evocazione degli smeraldi e degli opali promessi a Salomè da Erode trova una sorta di corrispondente sonoro nella brillantezza delle sonorità che accompagnano le parole suadenti del tetrarca. Fino all'accordo tenuto dall'organo su cui tremolano gli archi e si agitano lievi figure dei legni, quando Salomè bacia la bocca di Jochanaan. Strauss ne è ben consapevole. "Vorrei puntualizzare – scrive – che il si bemolle acuto dei contrabbassi durante l'uccisione del Battista non rappresenta grida di dolore prodotte dalla vittima, ma singulti angosciosi del cuore di Salomè che aspetta con impazienza". In tutta l'opera la musica segue le più intime vibrazioni degli animi. Gli unici episodi in cui si stacca dalla drammaticità del momento sono la scena del gruppo di ebrei alle prese con una discussione teologica che sfiora l'umorismo, e la Danza dei sette veli, la pagina più famosa dell'opera. Il primo strip-tease della storia del teatro lirico, l'ha chiamata qualcuno. Ma non era questa l'intenzione di Strauss. "I salti esibiti da star del varietà che indulgono in moti serpentini e dondolano per aria la testa di Jochanaan superano ogni limite di decenza e di buon gusto. Chiunque sia stato all'Est e abbia osservato il decoro con cui lì le donne si comportano – sono ancora parole sue – apprezzerà che Salomè, vergine casta e orientale principessa, deve muoversi che il più semplice e contenuto dei gesti".

Anche il lungo interludio orchestrale che divide in due parti l'opera, con la sua drammaticità non fa che ricapitolare quanto è successo fin lì e in qualche modo preannunziare la catastrofe, con l'insistente ritorno del motivo associato alla vendetta. L'uso di motivi ricorrenti – sulla linea di Wagner, ma brevi e molto più velati - è uno dei mezzi espressivi di cui Strauss si serve per la sua narrazione sonora. A questo si aggiunge un fitto contrappunto di voci e di parti strumentali, a significare la complessità delle situazioni e delle emozioni, e in compenso una cantabilità piena di pathos: che ci colpisce e sorprende proprio nel finale dell'opera, dove l'autore affida a Salomè un lungo arioso commovente, che segna uno dei punti più alti della sua ispirazione. Non il sadismo e la perversione traspaiono dalla scena più raccapricciante dell'opera, ma l'amore ora tragicamente appagato della protagonista. Un'Isotta, verrebbe da dire, passata sotto il pennello di un Kokoschka. La musica abbellisce l'orrore, o meglio l'orrore trova solo momenti di straniazione, nella partitura di un compositore che a Salomè giungeva da una ben diversa esperienza: quella Sinfonia domestica che celebra i valori e le gioie della quieta vita coniugale. Può rivelarlo il nitore ordinato con cui Strauss costruiva con l'inchiostro, nota dopo nota, il suo manoscritto. Sul conflitto sotteso a tutta l'opera tra il mondo pagano rappresentato da Erode con la sua corte, e il mondo nuovo annunciato dal Battista, Strauss, poco interessato alle tematiche religiose dell'opera, lascia emergere in un progressivo crescendo l'eterna storia di un cuore rovinosamente stregato dalla passione amorosa.


"La Regia di Manfred Schweigkofler ha un taglio quasi cinematografico (...) e cura ogni dettaglio: il modo in cui organizza spazi e personaggi reggerebbe anche in uno spettacolo di prosa"

Sandro Compagnone, La Repubblica, 18.11.2014

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Avvincente allestimento di Salome

Rino Alessi, l´Opera

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A Bolzano, ennesimo successo die Manfred Schweigkofler, sovrintendente del vivace teatro e regista di Salome, ben risolta in chiave grottesca, surreale

Carla Moreni, Il sole24 ore

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Schweigkofler è sempre un fuoco di fila di idee. Piace che i sette veli siano altrettante danzatrici seminude; che la luna sia una palla d'argento dell'arredo, la cisterna del Battista una piscina, che l'ambientazione non abbia né tempo né luogo.

Enrico Girardi, Corriere della Sera

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Manfred Schweigkofler, un diversamente italiano che nella sua isola bilingue di Bolzano declina i linguaggi della regia contemporanea senza cedere alle sirene del nichilismo etico.

Carlo Vitali, Classic Voice

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Uno spettacolo di alto livello drammatico

Enrico Maule, Il Giornale di Vicenza

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Il contatto è immediato: Salome è oggi, la sua distonia è quella della nostra società

Monique Ciola, Giornale della Musica

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L'attualità, non c'è che dire, è dietro l'angolo

www.drammaturgia.it

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Sul palco c'era Freud

Michele Ansaloni, Modena Today

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Schweigkofler mette in scena le perversioni e le nevrosi del XXI secolo

Monique Ciola, Giornale della Musica

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Schweigkofler è un regista moderno, che imposta tendenzialmente i suoi allestimenti in una visione contemporanea del testo drammaturgico. Le sue regie affascinano per la raffinatezza delle idee; la sua non è mai una sterile attualizzazione

Mirko Bertolini, teatro.org

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(...) una parabola sulla decadenza della nostra società e una condanna nei confronti di una classe alla quale tutto sembra essere permesso

Alex Camarano, OperaClick

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unicum assolutamente originale di svariate idee oniriche e reali dell'eccesso

Michela Ansaloni, Modena today

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La regia di Manfred Schweigkofler delinea una protagonista quasi ferina, incapace di controllare le proprie pulsioni, una bambina capricciosa e viziata che non ha voluto o saputo crescere, lucida e nel contempo folle, manipolatrice e diabolica.

Simone Manfredini, teatro.org

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L'orchestra, disposta sull'interno palcoscenico dietro ad un velo nero, restituisce la raffinatezza straussiana, mentre ciò che accade in scena, ricostruita sulla buca in espansione verticale, cattura il pubblico quasi incombendo sulla platea

Monique Ciola, Giornale della Musica

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Salome, wie ein Filmstudio in dem einewahrlich grandiose Show programmiert war, in deren Glitzer und Glamour eine aus den Fugen geratene Welt zu versinken droht... effektvoll inszeniert.

Ferruccio Delle Cave, Dolomiten

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In un atmosfera un po' rockettara e dark, Manfred Schweigkofler ha mosso con gusto e con grazia i suoi personaggi un una dimensione senza tempo, in modo che passato, presente e futuro si incrociassero in un magma elaborato e postmoderno

Giacomo Fornari , Alto Adige

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Der Regisseur unterstreicht mit dieser geschickten Verlagerung der Schwerpunkte sein Talent, aktualitätsnah und effektvoll zu polarisieren (was ihm durch die zahlreiche Präsenz von jungem Publikum gedankt wird)

Thomas Vikoler, Tageszeitung

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Eine Inszenierung schließlich, die sich am Zerrbild einer sich selbst in die Irre führenden Gesellschaft orientiert und vom dunklen Verlies des Todes bis zur Schaumparty alles aufbot, was an Showelementen möglich ist.

Ferruccio Delle Cave, Dolomiten

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impianto simile a quello di Elektra, moderno, attuale, decisivamente all'avanguardia, che per la vicinanza e le similitudini tra i due capolavori si adatta perfettamente a entrambi e l'effetto che ne deriva è sempre di alto impatto emotivo.

William Fratti, operalibera.net

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Schweigkofler sanamente refrattario al politically correct, invoca nelle sue note di regia "un cambio di coscienza e una conversione" quasi fosse un microfono del profeta Jochanaan, vox clamantis in deserto.

Carlo Vitali, Classic Voice

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Schweigkofler, avanguardistico nel panorama internazionale dell'opera

Enrico Maule, Il Giornale di Vicenza

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Quanto alla lettura registica di Schweigkofler è di qualità. Il mondo colorato, sensuale e indolente che si aggira nella regia del Tetrarco Erode – è rappresentato con efficacia...con il piacere di caratterizzare anche i personaggi più marginali

Rino Alessi, l ´Opera

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Il regista altoatesino interpreta e soprattutto fa interpretare i contanti scavando la recitazione nei minimi dettagli; lo sguardo e il declamato vengono quasi sempre rivolti non verso il pubblico ma tra i cantanti stessi, come il racconto teatrale dovrebbe esprimere per essere totalmente credibile; merito anche di una cast di indubbio spessore artistico.

Gabriele della Casa, Il resto del Carlino Modena

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La Salome del regista Manfred Schweigkofler, infatti, è stata assaporata tutta d'un fiato

Felicia Buonuomo, Gazzetta di Modena

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si ascolta tutta d'un fiato

Monique Ciola, Giornale della Musica

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Caldo e convinto il successo al termine della recita

Gabriele della Casa, Il resto del Carlino Modena

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Der Applaus des beeindruckten Publikums war mit Bravorufen für Youn und Baggio durchsetzt.

Ewa Pleus, Der neue Merker

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lunghi applausi finali per una Salomè convincente ed emozionante, capace di incantare il pubblico anche senza l'aiuto della luna

Davide Villan, www.artearti.net

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Alla fine quasi dieci minuti di applausi, ad attestare la riuscita ed apprezzata messinscena del regista Schweigkofler

Enrico Maule, Il Giornale di Vicenza

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"Provocatoria, scandalosa vertigine di un immaginario perverso sospeso fra lussuria necrofila, orrore e violenza"

Paola de Simone, Corriere del Mezzogiorno, 15.11.2014

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"Voluttuosa, erotica, libidinosa"

Mario Basile, La Repubblica, 15.11.2014

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"Sulle scene, la corte di un odierno stato-canaglia con soldataglia in kalashnikov e tetrarca e consorte alcolisti alla faccia degli ebrei integralisti"

Giovanni Carli Ballola, Il Mattino, 18.11.2014

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"Salome, teenager capricciosa"

Stefano Valanzuolo, Il Mattino, 15.11.2014

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"Manfred Schweigkofler ci costruisce sopra uno spettacolo duro, violento, e nello stesso tempo tenerissimo"

Dino Villatico, La Repubblica, 23.11.2014

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"Allestimento visionario di Manfred Schweigkofler"

Antonello Santini, Il Denaro, 15.11.2014

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